Il tempo della vita

 
          di Pier Giuseppe Milanesi

 

Se la meditazione sul tempo ha assunto un ruolo centrale nella filosofia recente (Bergson, Heidegger); se gli effetti dell’apertura di questo scenario filosofico si sono immediatamente manifestati anche sulla psicologia e sulla psichiatria (Minkowski!), nel campo delle ricerche neurologiche – nella ricerca delle modalità con cui il cervello processa il tempo e sincronizza i propri circuiti interni - possiamo dire che ci troviamo ancora agli inizi di un percorso che comunque si presenta gravido di promesse.
Sono stati finora individuati almeno tre importanti “orologi” interiori.
  1. L’orologio ponto-cerebellare, sensibile ad intervalli nell’ordine delle frazioni di un secondo. La gestioni di questo ordine di intervalli consente di effettuare discriminazioni importanti, sia sul piano della comunicazione (consente di scansionare micro-variazioni nei suoni e perciò nelle sillabe), sia per effettuare calcoli per la costruzione istantanea di modelli di movimento feed-forward. I modelli di movimento feed-forward, approntati con calcoli effettuati nell’ordine dei centesimi di secondo, sono quelli che, ad esempio, consentono al nostro piede di alzarsi “istintivamente” nella misura giusta per affrontare il successivi gradini di una scala dopo avere salito il primo.
  2. L’orologio circadiano. E’ forse il più noto e studiato ed è regolato su un ciclo di “circa” 24 ore (come la rotazione della terra). E’ un orologio naturale che gira su tre perni principali: un oscillatore-pacemaker interno (a motore “genetico”), input ambientali che veicolano i “tempi del mondo” (gli Zeitgeber), un circuito di output che gestisce la periodicità dei processi biologici. Il malfunzionamento di questo orologio è tradizionalmente implicato in una gamma di disturbi adattivi, come in alcuni tipi di cefalea
  3. L’orologio cortico-striatale. Secondo la Beat Frequency Theory, lo striato funziona come una specie di orecchio teso ad ascoltare il caos dei segnali corticali a bassa frequenza; li raggruppa, li categorizza, li “impacchetta” al fine di generare battiti con frequenze nell’ordine dei secondi: un intervallo, questo, essenziale per supportare/coordinare gli atti della coscienza e la esecuzione dei movimenti. Questo orologio è alimentato in particolare dai circuiti dopaminergici, per cui una serie di disturbi – neurologici o psichiatrici – in cui si evidenziano alterazioni (in negativo o in positivo) dei flussi dopaminergici, potrebbero essere anche considerati come conseguenza dello sfasamento dell’orologio cortico-striatale.

La domanda che naturalmente ci sovviene è: “Esistono altri orologi disseminati nel cervello? Quanti disturbi potrebbero essere direttamente o indirettamente imputabili al loro malfunzionamento?” Le patologie che si manifestano in forme di distorsione (motoria o percettiva) della dimensione temporale sono varie e sparse in diversi capitoli dei trattati di neurologia e psichiatria. Tuttavia, in ragione della complessità delle strutture implicate – e scontato il fatto che tutti i vari orologi, a loro volta, dovrebbero infine sincronizzarsi reciprocamente - è assai probabile che gli strumenti per la costruzione di adeguati modelli interpretativi debbano essere suggeriti primieramente dai matematici.

Volendo però scrutare più lontano, inforcando gli occhiali del filosofo, e ricercare l’orologio centrale che regge infine tutto il sistema interiore del tempo – il tempo della vita - non dovremmo intrattenerci con domande del tipo “ognuno ha il tempo che gli è stato assegnato”, oppure “si muore solo quando è giunta la propria ora” ecc., ma piuttosto riflettere su quei casi drammatici, concreti, disperati, purtroppo sempre più frequenti, dove vediamo il futuro sparire dall’orizzonte della persona, al punto che essa, rimasta senza più tempo, viene spinta da una forza ineluttabile a sopprimere se stessa, addirittura con passione (la concupiscentia mortis di Seneca) e spesso con meticolosa preparazione. Quale forza spinge a recidere le proprie radici?

Ma quali radici? L’uomo, a differenza del restante mondo animato, è una figura lanciata come una meteora nel futuro, dove è chiamato a costruire la propria casa, e perciò una casa eternamente sospesa sul nulla. Noi siamo chiamati, dai filosofi, “figli del tempo”, ma di un tempo che non c’è ancora o che è già passato per sempre, ai cui relitti restiamo, come naufraghi, abbarbicati.